MEETING RIMINI, ISTRUZIONE E FORMAZIONE - MARONI: NOSTRO SISTEMA FUNZIONA

IMG-20160822-WA000319 agosto 2016 - "In Lombardia le politiche attive per il lavoro funzionano. Io sono orgoglioso che la nostra Regione abbia un sistema che, come confermano i numeri, ha dato prova di raggiungere risultati importanti". Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, intervenendo al dibattito 'L'introduzione dei giovani nel mondo del lavoro' al Meeting di Rimini.

RISULTATI VERIFICABILI - Il Governatore ha offerto alcuni dati. "In Italia - ha fatto notare - la disoccupazione giovanile è al 40,3%, in Lombardia al 32,3%, così come i NEET (not in education, employment or trading) in Italia sono il 25,6%, in Lombardia il 18,7% e l'abbandono scolastico a livello nazionale è il 15%, in Lombardia è il 12,9%. Se questi sono i risultati oggi, vuole dire che abbiamo lavorato bene, vuole dire che il modello lombardo funziona".

I PILASTRI - Su cosa si basa il modello Lombardo? Maroni ha sintetizzato, ricordando alcune misure e investimenti, frutto "dell'impegno dell'Assessorato guidato da Valentina Aprea e della leale collaborazione con le altre istituzioni, lo Stato e l'Unione europea. Ho voluto racchiudere nello stesso assessorato le deleghe al lavoro e alla formazione - ha spiegato - per creare il collegamento, quel sistema duale, che è il segreto delle politiche attive del lavoro: durante la sua formazione, lo studente va a lavorare in imprese, favorendo le condizioni che consentiranno alla ditta di assumerlo al termine del suo ciclo di studi".

Anche in questo, i risultati concreti non mancano. Il presidente lombardo ne ha elencati alcuni: "triplicati i percorsi formativi in tre anni, 3 giovani su 4 hanno trovato un impiego entro 12 mesi dalla fine del corso, 9 imprese su 10 si sono dichiarate soddisfatte della preparazione dei neo assunti".

I RISCHI DELLA RIFORMA - Maroni non ha nascosto di temere che la riforma della Costituzione possa mettere a rischio questo 'sistema lombardo'. "Non vorremmo - ha osservato - che a Roma vogliano dare vita a un sistema che vede solo nel pubblico il 'motore' delle politiche attive per il lavoro. Sarebbe un ritorno al passato, qualcosa che non può funzionare. La sussidiarietà, cioè la rete integrata di operatori pubblici e privati accreditati, è il pilastro fondamentale del modello lombardo".

GLI INVESTIMENTI - Infine Maroni ha ricordato gli investimenti importanti su due delle principali misure attuate da Regione Lombardia: "Con 'dote unica lavoro' - ha evidenziato - abbiamo investito 200 milioni di euro, 110 dei quali della Regione Lombardia, avviando al lavoro 56.019 persone. Mentre per 'Garanzia giovani' abbiamo messo 52 milioni di euro, pari al 35% della dotazione finanziaria nazionale di 178 milioni".

TENERE CONTO DELLE DIVERSITÀ - "Con questi risultati non pretendo che il modello lombardo debba essere quello nazionale", ha argomentato il governatore, che rivolgendosi direttamente al presidente dell'Agenzia nazionale politiche attive del lavoro, Maurizio Del Conte, anche lui presente al dibattito, ha lanciato un monito: "Spero che questa riforma non riporti tutto il tema delle politiche attive a un modello unico. Le Agenzie nazionali che hanno sede a Roma, lo dico per esperienza da ministro, rischiano di perdere di vista la prospettiva del territorio, che è fatta di tante diversità. Se non si tiene conto di questo aspetto, si fa uno sbaglio, qualcosa che non funziona e che danneggia, chi come la Lombardia, sotto questo punto di vista, ha un sistema più avanzato".

LE RICHIESTE - Ancora rivolgendosi al numero uno dell'ANPAL, Maroni ha auspicato che l'agenzia, possa essere "riflesso delle 'buone pratiche'. Cioè andare a prendere le esperienze migliori delle varie Regioni ed estenderle a tutte le altre. Se sarà così - ha assicurato - noi siamo pronti a collaborare".

(Lombardia Notizie)